La scarpa green fatta di pelle di mele

Womsh

Regione

Veneto

Provincia

Padova

Città

Vigonza
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Mettersi nei panni di un consumatore sempre più sensibile alle scelte ambientali. Anzi, mettersi nelle sue scarpe. Letteralmente. Perché c’è un imprenditore che ha saputo reinventare il proprio lavoro, arrivando a proporre una calzatura sostenibile e innovativa, facendo nascere la pelle dalle mele. Un tessuto 50% fibra di mela e 50% poliuretano: così sono fatte le sneakers Womsh, pensate in Veneto e prodotte in Puglia in uno stabilimento alimentato al 100% con energia da fonti rinnovabili. E alla fine del loro ciclo di vita le suole vengono riutilizzate per fare parchi giochi e piste di atletica. «La mia famiglia si è sempre occupata di commercio di calzature, quando ero ragazzo aiutavo mio papà nel suo negozio di scarpe», ricorda Gianni Dalla Mora, 57enne nato a Vigonza, nel padovano. Il negozio del papà era a Cavallino, meta turistica vicino a Jesi, molto amata anche dagli stranieri.

L’intuizione geniale è stata quella di creare un proprio progetto, senza rivendere scarpe realizzate da altri. Così nel 2011 Gianni ha registrato il brand Womsh, acronimo di  word of mouth shoes: scarpe con un messaggio e con quel passaparola oggi fondamentale per diffondere il rispetto per l’ambiente. Poi nel 2014 le prime produzioni. «Ora chiudiamo questo 2019 con ventimila paia di scarpe prodotte e distribuite tra Italia, Germania e Paesi Bassi. Siamo nel pieno distretto del calzaturiero del Brenta, a cinquecento metri al confine con Venezia. Beneficiamo delle competenze del distretto, qui i brand mondiali marchi del lusso sono venuti ad impiantare stabilimenti. Noi siamo unici rispetto agli altri e abbiamo voglia di essere diversi. Il nostro obiettivo è creare prodotti sostenibili, che però non rinuncino ad aspetto estetico  e al fatto di essere prodotti in Italia», precisa Gianni.

Nella sua squadra 7 collaboratori, con una struttura snella dedicata alla creazione dei prototipi e alla gestione del servizio clienti. E quell’idea, diventata sana ossessione, di fare impresa pensando all’impatto ambientale.

Questo articolo è uscito su Metro il 21 Novembre 2019 a firma di Giampaolo Colletti

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